L'Unione Europea rivede lo stop ai motori termici del 2035
- AutoeAuto

- 55 minuti fa
- Tempo di lettura: 2 min
In breve
L’Unione Europea ha deciso di rivedere la sua strategia sulla transizione ecologica dell’automotive: non ci sarà più lo stop totale ai motori termici dal 2035, ma un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90%.
Quali sono i nuovi obiettivi
La decisione di Bruxelles di abbandonare il divieto assoluto di vendita delle auto a combustione interna a partire dal 2035 rappresenta un cambio di rotta significativo rispetto alle politiche inizialmente previste dal Green Deal europeo. Dopo mesi di trattative e pressioni da parte di diversi Stati membri, in particolare Germania, Italia e Polonia, la Commissione ha scelto di adottare una linea più flessibile. Non sarà più richiesto alle case automobilistiche di azzerare completamente le emissioni delle loro flotte, ma di ridurle del 90% rispetto ai livelli di riferimento. Questo significa che i motori termici non scompariranno, ma continueranno a convivere con le nuove tecnologie, aprendo la strada a soluzioni come i carburanti sintetici e i sistemi ibridi.
Le motivazioni della scelta
Le motivazioni dietro questa svolta sono molteplici. Da un lato, vi è la necessità di tutelare l’occupazione e la competitività dell’industria automobilistica europea, che rischiava di subire un contraccolpo pesante da una transizione troppo rapida e radicale. Molti costruttori avevano espresso preoccupazioni per gli investimenti già programmati e per la difficoltà di garantire una produzione esclusivamente elettrica entro il 2035.
Dall’altro lato, la pressione politica di alcuni governi ha avuto un ruolo decisivo: la Germania, in particolare, ha spinto per mantenere aperta la porta ai motori endotermici, sostenendo l’importanza di una neutralità tecnologica che non penalizzi soluzioni alternative come gli e-fuels.

Conseguenze economiche e tecnologiche
Le conseguenze di questa scelta sono rilevanti.
Sul piano economico, la revoca del divieto totale consente di salvaguardare decine di migliaia di posti di lavoro, soprattutto nelle filiere legate alla produzione di componenti per motori tradizionali.
Sul piano tecnologico, si apre un ventaglio di possibilità: non solo l’elettrico, ma anche carburanti sintetici, biocarburanti e sistemi ibridi potranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Questo approccio più pragmatico potrebbe favorire una transizione meno traumatica, pur mantenendo alta l’attenzione sulla sostenibilità ambientale.
Critiche e dubbi
Non mancano però le critiche. Alcuni osservatori sottolineano che ridurre l’obiettivo dal 100% al 90% rischia di rallentare la lotta al cambiamento climatico e di indebolire la credibilità dell’Europa come leader globale nella transizione verde. Altri temono che la flessibilità concessa possa tradursi in un rallentamento degli investimenti sull’elettrico, con conseguenze negative sul lungo periodo. Tuttavia, la Commissione difende la scelta come un compromesso necessario, capace di bilanciare esigenze ambientali e realtà industriali.
In definitiva, il cambio di rotta sullo stop ai motori termici del 2035 segna l’inizio di una nuova fase della politica europea sulla mobilità. Non più un divieto categorico, ma un obiettivo ambizioso accompagnato da una maggiore apertura alle diverse tecnologie.



Commenti