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2035 stop motori termici

  • Immagine del redattore: AutoeAuto
    AutoeAuto
  • 14 ago
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel febbraio 2023 la Commissione Europea ha approvato una legge che vieta la vendita di auto con motori termici, all'interno dell'Unione Europea. Una decisione davvero sorprendente ma che solleva diversi interrogativi sul futuro dell'industria automobilistica e della mobilità. Ma quindi è vero che dal 2023 c'è lo stop ai motori termici? stop motori termici 2035


Indice


Il contesto stop motori termici 2035

Lo stop alle auto con motori termici entro il 2035 si inserisce nel Green Deal europeo, un piano che cerca di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il settore dei trasporti è responsabile del 25% delle emissioni ed in una fetta significativa rientrano i veicoli privati; eliminare gradualmente i veicoli a combustione interna è considerato un passo necessario per ridurre l’impatto ambientale e promuovere una mobilità sostenibile.

La misura non riguarda i veicoli già immatricolati, che potranno continuare a circolare anche dopo il 2035. Tuttavia, dal 1° gennaio di quell’anno, le case automobilistiche non potranno più vendere nuovi modelli con motori termici, salvo alcune eccezioni.

2035 stop motori termici

Deroghe ed alternative

Non si tratta di un divieto totale senza eccezioni. La Germania ha fortemente voluto una deroga per consentire la produzione dopo il 2035 di motori termici alimentati con carburanti sintetici, denominati eFuel. Questi carburanti sono prodotti utilizzando esclusivamente fonti rinnovabili, garantendo un bilancio di emissioni di CO₂ praticamente neutro. Questo significa che, benché il motore continui a “bruciare” carburante, le emissioni risultano compensate dal processo di produzione verde.

Un'altra deroga riguarda i piccoli produttori di veicoli. Le aziende che producono meno di 1000 auto all’anno, come Dallara o Pagani, saranno esentate dal divieto e potranno continuare a produrre motori termici. Per chi produce tra 1000 e 10.000 unità, tra cui marchi famosi come Ferrari e Lamborghini, è prevista una proroga fino al 2036 per adeguarsi ai nuovi regolamenti.

E le elettriche

Come sappiamo l'infrastruttura di ricarica delle auto elettriche non riesce a soddisfare le esigenze della popolazione, inoltre pur migliorando le batterie offrono ancora un'autonomia molto limitata, il prezzo di acquisto del veicolo rimane elevato e la svalutazione è un'altra limitazione significativa.

Per superare queste problematiche, sono in corso investimenti per potenziare la rete di ricarica e favorire l’installazione di colonnine domestiche e aziendali, anche integrate con fonti di energia rinnovabile come il fotovoltaico. Inoltre, forme di noleggio a lungo termine stanno diventando un’opzione sempre più apprezzata per agevolare la transizione verso i mezzi elettrici riducendo il rischio economico e sfruttando vantaggi fiscali.

La posizione dell'Italia

L’Italia vive una fase delicata: il settore automotive rappresenta un pezzo importante del tessuto industriale nazionale, con case come Ferrari, Lamborghini, Maserati e piccole eccellenze come Dallara e Pagani che si inseriscono proprio nelle categorie con possibili esenzioni. Tuttavia, il passaggio all’elettrico pone sfide significative.

L’addio ai motori tradizionali implicherà pesanti investimenti in nuove tecnologie e infrastrutture. Inoltre, si temono ripercussioni sociali rilevanti: la produzione di veicoli elettrici richiede meno manodopera, con rischi concreti di perdita di posti di lavoro. Per esempio, alcuni colossi internazionali, come Ford, hanno annunciato licenziamenti collegati alla trasformazione verso l’elettrico, preoccupando anche l’indotto italiano.


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